10 Piccoli Indiani - Discussione

Spero di aver capito che questo è il thread per commentare il libro. Ho aspettato di scrivere per fare tutto un malloppo anche sulla faccenda della traduzione. La mia “critica” si basa su 2 filoni, la storia in sè e il contesto in cui Christie vive e concepisce i suoi scritti.
Chiedo scusa se ripeto cose che avrete già scritto, in questo periodo di detox tecnologico, non sto molto dietro ai social e mi collego il minimo

  1. Il romanzo non mi è piaciuto moltissimo, speravo che l’assenza dell’ispettore canonico “sotuttoio” desse un corso più conturbante (ho sempre detestato il modello del genio che risolve da solo il caso perchè predestinato) e invece ritengo che la storia abbia dovuto ricorrere pesantemente a sotterfugi poco credibili e un po’ fiacchi per rendere imprevedibile il colpevole. Per carità, nulla da dire sulla forma o scorrevolezza, il libro in sè l’ho divorato, l’avrò finito in 3 riprese ma la Christie ha giocato molto sul dire non dire, oltre che IL DOTTORE SI FIDA CIECAMENTE DI INSCENARE LA MORTE CON WARGRAVE (ma vaff…). Comunque alla fin fine la cosa che più di tutti mi ha infastidito è che il libro ti lascia (e penso che molt si ritrovino così) con la totale mancanza di idea di chi sia il colpevole se non fosse per lo spiegone finale (poi oh magari sono scemo io che non riuscivo a intuire); e questo toglie (almeno a me) il divertimento aggiuntivo che caratterizza la lettura di un giallo.

Ora veniamo alla parte più difficile. Sulla traduzione mi trovo d’accordo con quanti di voi dicono che è meglio una riproposizione fedele ma ben contestualizzata rispetto ad un “lavaggio” che se non fosse altro non insegnerebbe nulla sul prendere le distanze da certi atteggiamenti.
Mi trovo un po’ a disagio in quanto maschio (e non lo dico per posa) a dover criticare una scrittrice che non so cosa avrà affrontato in un’epoca in cui era tutta sagra della salsiccia; ma è indicativo constatare che il problema - ora come allora - è la mentalità imperante che assoggetta e detta la linea di cosa ha “successo” e cosa no, oltre che a prescindere dal sesso di chi scrive, bisogna uniformarsi a certi stilemi.
Mi spiego meglio, mi è sembrato di notare che tra i personaggi, solo le figure femminili sono state lungamente soggette a interpretazioni e descrizioni sulla loro “psicologia”: suggestionate dall’ambiente, impressionate e “indebolite” dalla pressione della situazione.

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Sottoscrivo, soprattutto la parte sulla caratterizzazione con lo stampino delle figure femminili (ne ho scritto anch’io ma la poca voglia + più le birrette già alle 21.00 non aiutano a scrivere bene come hai argomentato tu).

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Approfitto del tuo commento per integrare il mio, dato che mi ritrovo molto in quello che hai scritto. Non aggiungo altro se non il mio personale commento generale sul libro.
Lettura facile, veloce e anche coinvolgente se devo essere sincero*, piuttosto deludente sul finale. A mio avviso, se alla fine devi fare lo spiegone, è perché non sei statə in grado di integrare bene nel testo le motivazioni e le spiegazioni necessarie al lettore. Mi è sembrato quasi un tirare le fila da parte dell’autrice per mettere ordine in una narrazione piuttosto confusa. Anche perché una volta letto la mia reazione non è stata “wow, e chi se lo aspettava!” ma piuttosto “mah! Insomma, un po’ raffazzonato dai”. Non è uno di qui libri che mi rimarrà impresso nella memoria per molto tempo.

(*) Io ho letto però la versione edulcorata, magari l’originale e più o meno avvincente.

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Una cosa che evinco da tutti i vostri commenti è che l’impressione generale sia allineata e siamo quasi tutti d’accordo sugli stessi argomenti. Questo mi fa presumere che probabilmente questo libro “non è invecchiato bene” e forse leggere questo romanzo a 84 anni dalla sua prima uscita a puntate ne ha fatto emergere punti di discussione che magari quasi un secolo fa non si sarebbe colti.
Sarei curioso di sapere se un libro qualsiasi di Sherlock Holmes, magari “Uno studio in rosso” perchè è il primo romanzo di Sir Arthur Conan Doyle pubblicato nel 1887, quindi 136 anni fa, possa avere gli stessi problemi… anche se personalmente ritengo di no.
Che ne pensate?

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Anche a me è venuto da chiedermi se sherlock ne uscirebbe indenne. Non lo leggo da molto ma ne ho bei ricordi.
Volevo aggiungere che ho appena terminato un libro dove quasi all’inizio viene citato proprio 10 piccoli indiani. Si tratta di Curiosissimi fatti di cronaca criminale, di Hans Tuzzi, preso del tutto casualmente in biblioteca. Anche questo libro è un giallo ma termina senza una soluzione. Ecco, forse sarebbe stato più interessante se il finale spiegone fosse stato omesso lasciando aperte ipotesi e congetture

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Come non è invecchiato bene. Ce lo siamo bevuto e guarda poi che discussione. Tra un paio di anni lo proponiamo di nuovo :smiley:
Concordo che la parte peggiore del libro è lo spiegone finale. Sbaglio ho avete detto che questa storia è uscita a puntate su una rivista? Questo ne giustificherebbe in parte le incrinature.

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Secondo me non riuscire a chiudere una cosa uscita a puntate significa che la visione del tutto era proprio sbagliata in partenza da parte dell’autrice

Solitamente, da quello che so, un giallo si costruisce dalla fine appunto per evitare di incorrere in rami di trama rimasti appesi o non spiegati. Per questo non capisco come abbia avuto bisogno di un epilogo per spiegare bene tutto. A meno che, essendo a puntate, ha lasciato l’ultima pubblicazione come spiegazione finale lasciando ai lettori il tempo di risolvere i quesiti, un po’ come fa la settimana enigmistica.

È un po’ che non leggo Conan Doyle, ho letto tutti i romanzi con Sherlock Holmes, alcuni anche riletti a distanza di tempo, e sinceramente non ricordo in nessuno di loro il fastidio provato con Dieci piccoli indiani.

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Proprio oggi è uscito sul Post.it un approfondimento su Agatha Christie e affronta un po’ anche le tematiche che abbiamo raccolto qui. Vi lascio il link: Il caso Agatha Christie - Il Post

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