Flatlandia, libro che avevo letto moltissimi anni fa ma che avevo voglia di rileggere.
È un libro sicuramente particolare che attraverso molte “prospettive” fa riflettere anche sulla società tesa all’elitarismo ad una sorta di specismo.
Mi ha colpito la parte relativa al punto, come essere unico, che racchiudeva l’uno ed il tutto e che nonostante il tentativo di essere raggiunto dall’esterno fa sua quella voce come se l’avesse detto se stesso, mi ha fatto pensare molto alla religione o ad altre forme di estremismo cieche ad un qualsiasi contraddittorio.
C’è da dire che ognuno nel suo piano da per impossibile l’esistenza di un piano superiore (la stessa sfera prima di ammettere che erano possibili altre forme passa per la negazione e l’ira)
Curioso che nonostante siano forme geometriche vengano chiamati comunque esseri umani (o forse non è poi così curioso).
L’opinione e la descrizione delle donne mi hanno fatto arrabbiare tantissimo, e mi ha fatto ancor più arrabbiare la prefazione alla seconda edizione dove Abbott tenta parlando per interposta persona di mettere una pezza.
Un libro già letto il secolo scorso e mai più ripreso in mano. Rileggendolo continuo a ritenerlo un testo interessante, ovviamente inserito correttamente nel suo contesto storico. Si tratta di un libro che da una parte si inserisce nella tradizione letteraria inglese, penso al grande Jonathan Swift e alla sua “Modesta proposta” o, ancora di più, alle “Istruzioni alla servitù”, una satira sociale che probabilmente oggi sarebbe vittima di chi sostiene la correttezza politica e/o la “cancel culture”. Si veda soprattutto la descrizione denigratoria (per usare un eufemismo) delle donne che attravaersa tutto il libro. Ma, purtroppo, lo spirito dei tempi era quello. Allo stesso tempo questo genere di scritti era anche una reazione al fatto che in quegli anni, tra le altre cose, iniziavano a comparire i primi gruppi che rivendicavano il voto alle donne e questo faceva paura. “Flatland” è decisamente un libro conservatore in quanto tutto il suo impianto, quello della descrizione di una società bidimensionale, è un tentativo di dimostrare che la struttura di una società divisa in classi è qualcosa di determinato e immutabile, come le leggi della Geometria. Anche in questo caso ha avuto il suo peso il fatto che, alla fine del 1800, il terrore che l’alta borghesia aveva per la possibilità che avvenisse una rivoluzione era molto concreto e questo spiega il continuo riferimento nel libro a rivolte e sollevamenti. Proprio nell’anno della pubblicazione di “Flatland” (1884) fu fondata, nel Regno Unito, la prima organizzazione di ispirazione socialista la “Fabian Society” che sarebbe stata all’origine sia delle Organizzazioni Sindacali che del Partito Laborista. E che questo libro non sia uscito per caso lo dimostra anche il fatto, quasi contemporaneamente, venne pubblicata sempre in UK “Un mondo piano”, scritto dal misconosciuto Charles H. Hinton sullo stesso argomento che però veniva affrontato quasi esclusivamente dal punto di vista matematico/geometrico in quanto il suo autore era proprio un docente della materia. Lo stesso scrisse anche “La quarta dimensione”, una sorta di appendice a idee che a me sembrano alquanto strampalate, impressione che si rafforza leggendo sulla Wikipedia la brevissima biografia dell’autore.
Resta il fatto che “Flatland”, pur con tutti i suoi difetti, è un classico senza tempo. Nell’episodio 11 della prima stagione (la migliore) di “The Orville” (2017), una serie TV di fantascienza, c’è un chiarissimo omaggio al libro che viene epressamente citato.
In effetti spesso mi trovo a leggere vecchie cose ed in prima battuta non le contestualizzo rispetto al periodo storico nel quale sono state scritte, sono riflessioni parecchio interessanti
Anch’io avevo letto Flatlandia durante le superiori, quindi, ahimè, nel secolo/millennio scorso, ed è sempre stato il mio libro preferito per i voli che ti fa compiere. L’avevo comprato quando internet non era ancora come oggi, quindi per caso in libreria, e l’ho trovato affascinante. Tanto che poi, all’università de La Sapienza, partecipai ad un seminario dove parlarono del libro e mostrarono l’unico film realizzato su Flatlandia, un cortometraggio animato del 1982 creato dal matematico italiano Michele Emmer. Mi avevano colpito tutte le tecniche che aveva usato per rappresentare la bidimensionalità, il tempo lunghissimo necessario per realizzarlo in una sorta di stop motion e il materiale utilizzato per creare le figure piane, il plexiglas. La sfera fu realizzata con una delle primissime e innovative tecniche di computer grafica dell’epoca, grazie all’aiuto di un matematico americano (parliamo del 1982, quando queste cose erano presenti solo nelle università). Se siete curiosi, potete trovare il film su YouTube (quando lo vidi io, si poteva vedere solo all’università e, quando trovai finalmente l’edizione bilingue del libro con il DVD del film, lo comprai subito). Ecco il link: https://www.youtube.com/watch?v=tNDhjYQKWt4.
Tornando al libro, sì, anche a me il rapporto con le donne ha fatto arrabbiare, era talmente assurdo. Tuttavia, dato il contesto storico, ciò che mi ha fatto arrabbiare di più è che solo 150 anni fa tutti in Europa la pensavano così… ed è questo, secondo me, l’aspetto più assurdo.
Mi sono piaciuti moltissimo i mondi che l’autore ha creato e che fanno riflettere profondamente: Pointlandia, Linealandia, Flatlandia, Spacelandia (e aggiungerei anche Thoughtlandia).
Affascinanti i modi di dire originali che usa l’autore, adattati al contesto geometrico di Flatlandia: “A memoria di figura”, “Avrebbe avuto sufficiente angolarità (intelligenza)”, “Sotto l’angolo del boia di Stato”. In questo mondo, sono tutti matematici e si svagano con la geometria.
Divertente come il Cerchio irregolare sia diventato il classico genio del male, e interessanti i personaggi di Pantociclo e i Cromatiste.
Mi ha colpito anche il riferimento al festeggiamento per il Capodanno del 1999 e l’inizio del terzo millennio… questa sì che è vera fantascienza!
Potrei parlare di questo libro per ore e ogni volta che lo rileggo trovo nuovi spunti. Ringrazio @twisterrm per averlo proposto.
Che bello leggervi! Io ho letto Flatlandia adesso per la prima volta, me l’hanno regalato ed è rimasto lì a fermentare fino a che non è arrivato il suo momento grazie a questo club di lettura. Premetto che di tutto quello che leggo qui non sapevo assoluitamente nulla, ho iniziato a leggerlo totalmente all’oscuro in primis del periodo storico in cui è stato scritto. E devo dire che questa è la cosa che mi ha sorpreso di più, non pensavo fosse così vecchio! Sembra scritto l’altro ieri, e questa mia impressione è stata data anche, paradossalemente, da ciò che si dice delle donne. Il contesto, la storia, la costruzione dei mondi… risulta tutto talmente assurdo e astratto che anche una concezione così ottusa e offensiva delle donne non mi ha sorpresa più di tanto, come dire, è talmente assurdo che fa il giro è diventa critica solciale, stessa cosa per la strenua difesa della casta, per il bias secondo cui l’irregolarità è sinonimo di criminalità ecc… Ripensandoci dopo aver letto i vostri illuminanti commenti invece assume ben altro significato, e questo dualismo insito in questo libro in realtà è qualcosa di affascianante, che rende la lettura veramente esperienziale (cosa data anche dal fatto che, avendo poca dimestichezza con la matematica, ho dovuto soffermarmi un po’ di più sulle descrizioni proprio per figurarmi nella mente l’aspetto di ogni cosa) e totalmente fuori dal tempo, cosa che in finale la mamtematica anche è, un linguaggio fuori dal tempo e dallo spazio.
Molto bello il cortometraggio, peccato solo che la parte della rivelazione di altri mondi sia così corta e per nulla affrontata (immagino per problemi tecnici di effetti speciali).
Hai ragione, la parte che parla del mondo 2D dura 18 minuti su un totale di 21. Probabilmente perchè è la parte più facile da raccontare con tutte le sue regole e bizzarre convenzioni sociali, ma c’è anche, forse, meno satira politica. Oggigiorno, però, fare un film animato col computer sarebbe molto più semplice e magari qualcuno prima o poi completerà l’opera di Emmer.
Come più volte ho scritto mi ritrovo a ringraziare di nuovo per il libro proposto che sapevo fosse un classico del suo genere (che forse un genere vero e proprio non ce l’ha). Ho apprezzato il libro, soprattutto facendo riferimento al contesto in cui è stato scritto: mostra una modernità di pensiero spiazzante e al contempo è un ottimo esempio per dimostrare che, al netto di picchi di pensiero in certi campi, dall’altro siamo tutte persone limitate e manchevoli in qualcosa. Ebbott, al netto dell’inventiva, spirito critico e la voglia di innovazione in certi aspetti della società resta un uomo del suo tempo appartenuto ad una certa classe sociale: e proprio su questo aspetto mi è sembrato di vedere un messaggio determinista legato alla classe di appartenenza che non può essere sconvolto più di tanto.
Condivido con quanti di voi evidenziano nell’opera una vena “reazionaria”: nella versione che ho c’è una prefazione dell’autore, seguente alla prima pubblicazione, in cui in modo un po’ supercazzoloso lascia intendere che le cose se restano così come sono lo fanno per un motivo, soprattutto quando si parla di rivoluzioni.
Invece credo che sia meno netta la posizione sulle donne: la descrizione è così scandalosamente ridicola che probabilmente (mi addentro nel sovrainterpretare forse) c’è un chiaro messaggio satirico nei rapporti tra uomo e donna: forse il passo indietro sta nel suggerire che però le donne (in quanto linee) siano per natura più semplici.
Leggendo che cose che scrivete mi vengono in mente cose, a volte stupide a volte anche di più e a volte decido di condividerle.
Non sono mai andato bene in Matematica e quindi quello che segue è davvero molto, molto, molto discutibile…
Mi sono immaginato di dover difendere (per una qualche ragione) l’idea “geometrica” dell’autore che descrive le donne come “linee rette”, cioè come le entità più elementari se paragonate alla perfezione delle circonferenze. In realtà se ci riflettiamo tutte le figure geometriche che popolano Flatlandia sono composte proprio da “linee”, persino i cerchi non sono altro che figure composte da punti, che non sono altro che le entità di base (non considerate) dopo la quale ci sono immediatamente proprio le “linee rette”. Per cui un triangolo sarà composto da tre “donne” (abbiate pietà) e così via. Ragionando (si fa per scrivere) in questo modo risulta che le umili “linee” sono alla base di tutta la popolazione di Flatlandia e, in questo modo, le “donne” sono riscattate.
Evitate di offendermi troppo, grazie
L’ho finito pure io eh, ieri dopo due giorni di full immersion perché non ho fatto i compiti per tempo. Leggerò i vostri commenti e poi aggiungerò il mio, però ora mi attende un armadio da montare e insomma mi scuserete se arriverò quando arriverò
Libro molto interessante, per gli argomenti trattati, per il periodo in cui è stato scritto e per i ragionamenti e riflessioni che inevitabilmente sviluppa nel lettore.
L’autore sfrutta una idea originale come base per riflettere sulla società (di allora, ma secondo me è validissimo anche oggi) sui suoi limiti e difetti. Non aggiungo altro a quanto è stato già detto sulla questione femminile se non che certe cose mi hanno davvero fatto venire il nervoso, quasi da chiudere il libro e lasciarlo li, poi contestualizzando i tempi ho ingoiato il rospo e sono andato avanti. Il punto a mio avviso più interessante del libro è il trasversale rifiuto da parte degli abitanti di una dimensione ad accettarne una più evoluta, dal singolo individuo di puntolandia, passando da linealandia fino a spaziolandia. Qui ci leggo una forte critica al conservatorismo e tradizionalismo della società oltre che una critica in generale all’umanità la quale, senza apertura mentale e curiosità per la scoperta non può che rimanere statica e “appiattita” su se stessa.