Nevada - Discussione

Con colpevole ritardo di un giorno do il via alle discussioni su Nevada, il libro di Ottobre 2023.
A me è piaciuto al di la della storia in sé, un filo conduttore anche un pizzico noioso, soprattutto perché mi ha fatto vedere con un punto di vista diverso le contraddizioni, le difficoltà e le problematiche di una transizione sia a livello psicologico che fisico.
Il cambio di umore quando non si prendono gli estrogeni come anche il fatto del doversi radere ogni mattina ed avere le paranoie di una visibile ricrescita di barba.
La droga e l’alcool come fuga (che poi è spesso il primo motivo di uso di queste sostanze). L’impossibilità di una relazione sia mentalmente che sessualmente.
Mi ha anche colpito/infastidito il tentativo di evangelizzare per forza James che ha si dei dubbi, ma che tutto sommato mi sembrava anche poco interessato alla spintissima “propaganda” effettuata da Maria.

Un sacco di cose su cui riflettere

4 Mi Piace

Copio qui il commento che ho lasciato nell’altro topic

Allora, scrivo giusto un paio di cose perché vorrei leggere i vostri commenti (sicuramente più articolati del mio).
Dico subito che non mi ha presa molto, ma parto con pregiudizi che fatico a cancellare su buona parte degli scrittori statunitensi.
Ho trovato faticosa la scrittura, non ho colto quello che immagino fosse l’intento ossia riportare un parlato e un pensato così come viene, sporco e grezzo. Mi è parso un pochino forzato e poco fluido, forse letto in originale o comunque con alle spalle un background di slang statunitense (che non ho) funziona meglio. Quindi forse questa non è una critica ma un limite derivante da me.
Altra cosa macroscopica che mi ha fatto un pochino storcere il naso è che mi pareva che spesso venissero citati nomi di persone, libri, autori anche solo per spuntare la casellina. Apprezzabile se si vuole approfondire ma mi suonava un po’ da “prendi appunti”.
Ecco, volevo per ora commentare solo questo. Sulla storia attendo altri vostri spunti, ma anticipo già che la protagonista mi ha un po’ fiaccata. Non che l’abbia trovata antipatica, ma non c’è stato feeling.

3 Mi Piace

Ho letto il romanzo tutto di un fiato, o quasi. E’ scritto in maniera semplice ma ti prende nella sua semplicità e scorre molto bene anche se affronta tematiche che non sono abituato a trattare. Risulta però molto particolare il modo di scrivere: non ci sono dialoghi evidenti e a volte passa dalla terza persona alla prima persona e li capisci che sono dialoghi introspettivi.

Tornando ai temi, posso dire che li conosco per sommi tratti (quello che la cultura popolare ci insegna) e Arizona spesso mi è sembrato un libro quasi dedicato all’educazione (a tratti, un testo attivista ma che racconta anche di un percorso di formazione) più che all’intrattenimento. Romanzo non mi sembra, infatti, la parola adatta ma sembra quasi un longform di un blog.

Quello che ho capito alla fine della lettura è stato che io non ne avevo capito molto prima, e che forse non ne ho capito molto di più adesso. Ci sono un sacco di termini che dovrei assimilare per non sbagliare e offendere nessuno (per dirne una, per esempio, non sapevo che donna trans era riferito a uomini che sono in transizione per diventare donne, io avevo sempre intuito l’inverso).

Quello che mi sembra di intravedere, anche dai dialoghi dei personaggi e dalla introspezione di Maria e di James, è che il tema è confuso anche per chi vive queste esperienze di transizione, o almeno all’inizio, ma poi una volta chiarito se provano a spiegarlo agli altri risulta davvero complesso e arzigogolato. Certamente libri come questo possono servire ad accrescere la consapevolezza di un mondo che è emarginato e complesso anche se devo dire che il modo a tratti volgare (scritto come se fossero ragazzacci di strada) in cui è stato scelto di scriverlo non lo mette sotto una buona luce.

Poi l’uso che se ne fa di alcol e droga e veramente triste: ok, sarà così per una fetta di mondo, ma non è di certo la normalità. Come quando, se ci fate caso, nei film e nelle serie americane è normale vedere gente che beve whisky o scotch appena tornati dal lavoro, o se si è stressati o se uno ti viene a trovare a casa. Culture diverse sicuramente (o lobby dei venditori di alcolici, fate voi): io se vedo uno che appena mi vede mi offre da bere whisky (e mi è capitato), invece del classico caffè, penso che sia un ubriacone. Sono tutte queste differenze che alla fine stridono tra di loro.

Per finire, mi aspettavo un finale chiuso e non appeso così (metafora del fatto che i loro problemi non finiranno mai?). Si capisce che alla fine James non si è accettato, ma non si sa nulla di Maria. Il titolo Nevada alla fine si riferisce solo alla seconda parte del libro (dove, come detto, si tenta di evangelizzare per forza James) che secondo me è anche la parte più marginale (anche se molto più scorrevole) perchè risultano molto più interessanti le riflessioni di Maria nella prima parte.

2 Mi Piace

Sono d’accordo, sebbene sia il punto di arrivo del viaggio di formazione/ribellione di Maria la parte del Nevada è un po buttata li, mi aspettavo un approfondimento del personaggio di James, il finale sospeso potrebbe essere interpretato anche come il fatto che Maria rimane alla fine sola, persa per colpa dei suoi pensieri, del suo costante giudizio o presunzione sui pensieri degli altri (c’è una parte in cui si sente ribelle e fighissima a rubare la macchina a Steph come se fosse la cosa più irrazionale del mondo mentre Steph lo riconosce come un suo comportamento già streotipato e prevedibile), che la portano a rimanere compatita dai suoi vecchi amici o esser vista come una pazza rompiscatole da James.

2 Mi Piace

Non avevo mai letto un romanzo con un* protagonist* e con una trama legata alle tematiche trans e per questo sono andato a leggermi prima la voce della wikipedia dedicata a chi ha scritto il libro. Di solito non mi interessa, almeno non subito, in che genere si riconosce uno scrittore o una scrittrice che non conosco ma in questo caso ho fatto un’eccezione solo perché sono in un gruppo di lettura.

Di seguito indicherò con dei numeri la parte e i capitoli del libro ai quali faccio riferimento, per esempio 1-2 indica la prima parte del libro e il capitolo 2.

Ho trovato un po’ noioso, soprattutto nella prima parte, il numero di “tic”, luoghi comuni e stereotipi tipicamente newyorkesi o in genere statunitensi. Probabilmente ho letto troppi romanzi e troppi fumetti e visto troppi film e serie con quell’ambientazione e reagisco male quando mi trovo davanti personaggi e situazioni ripetute. Capisco la voglia di inserire dettagli di vita reale nelle opere di fantasia ma negli ultimi anni sbuffo quando leggo “huevos rancheros e un cocktail mimosa” [1-3] o “bagel” [1-4, 1-5, 1-6, 1-17…], per la “pizza” lasciamo perdere :slight_smile:

“Nevada” è (giustamente) pieno di parti dedicate alle tematiche di genere viste da un punto di vista trans ma, per come sono scritte, mi sono sembrate più adatte a un pamphlet che riflessioni soggettive della protagonista o di chi ha scritto il libro. Un po’ come quando si parla per slogan o usando frasi fatte. In altre parole se voglio leggermi un saggio sulle tematiche LGBTQIA+ so dove cercare, in un romanzo mi aspetto altro.

Una delle parti più interessanti è la 1-26 dove Steph “spiega” Maria, quella peggiore è la 2-13 che mi è sembrata scritta decisamente in modo trasandato. Ho notato nella storia una “simmetria” (non so se voluta o meno) nella descrizione del lavoro di Maria e di James: entrambi si comportano gentilmente nei confronti di clienti anziani che cercano cose inesistenti o introvabili [1-16 e 2-9].

Ho trovato un po’ disturbante il fatto che Maria e James si siano “riconosciuti” a prima vista: “Non appena Maria Griffiths vede James Hanson al Walmart di Star City, Nevada, pensa: questo qui è trans e non lo sa ancora.” [2-8]; “James ha già capito che questa tipa è trans” [2-9]. Stesso discorso per questa affermazione: “sa fiutare la cis-normatività da cento metri di distanza.” [2-11]. A me affermazioni del genere, richiamano alla mente vecchie teorie discriminatorie, tipo la “fisiognomica”.

Come scritto sopra, essendo completamente a digiuno rispetto alla letteratura di finzione che affronta queste tematiche non sono riuscito a capire se “Nevada” sia un romanzo dalla parte dei/delle trans o meno e questo perché dalla descrizione dei personaggi e delle loro azioni viene fuori un ritratto che mi sembra davvero poco lusinghiero, e sto usando un eufemismo. In altre parole quello che ho letto fa sembrare i/le trans persone non particolarmente sveglie e con dei grossi problemi psicologici che riguardano sia il rapporto con sé stess* che le relazioni con le altre persone. Un disturbo che non ha necessariamente connessioni con la loro situazione relativa al cambiamento di genere. Temo che descrizioni di questo tipo rischiano di rinforzare il pregiudizio di chi sostiene che i/le trans siano tutti malati mentali.

In conclusione quello che salvo di “Nevada” è la tematica, perché è interessante, ma lo stile di scrittura e la trama non mi hanno particolarmente entusiasmato.

4 Mi Piace

Anche per me primo libro che affronta in prima persona la vita di persone trans. C’è da dire che alcune cose mi sono sembrate interessanti e sono quelle totalmente pratiche, e totalmente staccate dalla trama del libro. Il fatto che le donne trans per esempio debbano fare i conti con aspetti della vita quotidiana peculiari, come la ricrescita della barba e le sessioni di trucco che per forza di cose sono più lunghe e capillari, come anche il fatto di gestire la propria vita in funzione delle iniezioni di estrogeni e i conseguenti sbalzi di umore.
Per il resto secondo me una vera e propria trama qui non c’è, è come se fosse un piccolo pezzo della vita di una donna che ha intrapreso la transizione due anni prima e che ora si trova a dover bilanciare le sue nevrosi con la vita quotidiana che prevede un lavoro e relazioni stabili. La storia di per sé non mi ha lasciato molto, e come già è stato fatto notare, questa immersione nella vita di queste bad girls rischia di portare a una generalizzazione e stigmatizzazione ancora più forte di quanto già non sia. Alla fine sono donne con vari problemi, soprattutto di salute e di dipendenza (per esempio Piraña), in cui secondo me si innesta anche un’enfatizzazione tutta americana. Per quanto riguarda la protagonista Maria a me è sembrata la classica ragazza problematica, a prescindere dal fatto che in passato fosse stata un ragazzo; chiaro che la transizione metta a dura prova la psiche di chi la intraprende, però anche qui, nel suo comportamento e anche nel modo di vestire, c’è un’enfasi che mi convince poco, come non mi convince del tutto la presunzione che ha di dover necessariamente appioppare un’etichetta a James, che invece si trova ancora in alto mare con la determinazione di se stesso. Ho trovato la parte in cui Maria e James si separano al casinò totalmente senza senso, alla fine lei che cosa avrà lasciato in lui se non fastidio e dubbi? Il libro mi ha lasciata un po’ così, come il finale, non so dire se mi sia piaciuto o meno.

2 Mi Piace

Non per posa ma genuinamente ammetto di essere in difficoltà ad esprimermi su questo libro, per via della mia ignoranza e inesperienza, cose per cui ho faticato a volte a passare con semplicità su certi argomenti del romanzo. Due righe però su quello che mi ha colpito e che mi è sembrato il punto di forza: è una storia sulla ricerca della propria identità. Normalizzando la storia - sebbene tanto ordinaria non so se lo sia, mi riferisco soprattutto all’utilizzo di alcol e droghe che boh, per carità non sottovaluto quante persone ne siano dipendenti ma a volte mi sembrano il grimaldello della narrativa statunitense per mandare avanti una storia - di una donna trans il romanzo riesce, efficacemente a mettere al centro le difficoltà di chi affronta: 1) ricerca definizione di sè; 2) transizione e in generale come vivere la propria identità in un mondo non troppo aperto alla nonbinarietà. E come se questo già non bastasse, il tutto si somma agli impicci che chiunque c’ha nella propria vita.

Il dubbio (grosso) che mi ha lasciato il libro è se voglia essere un romanzo che ti infila la tesi dell’autrice su certe tematiche, stilando una serie di riferimenti letterari mascherati a flusso di coscienza, o se quasi al contrario, con approccio satirico, vada contro chi fa pipponi retorici che vogliono incasellare situazioni e dinamiche per poi dimostrare che, come un castello di carte basta un soffio per farlo cadere.
Personalmente, anche vedendo che più o meno tuttə avete toccato l’argomento, propendo per la prima ipotesi ma l’incontro con James, il suo svolgersi e soprattutto il finale - che con la seconda prospettiva me lo fa riconsiderare - mi hanno messo la pulce nell’orecchio.

Bonus. Lascio in fondo una citazione di una roba che mi ha colpito nel flusso di coscienza di Maria:

Dal cap. 23

Tipo, gente che possiede privilegi maschili, sistemi di potere reificati in cui è al vertice e costrutti profondamente misogini su cosa significa essere una donna e quindi cosa significa, e com’è, “diventare” una donna, e tutte queste cose. È complicato e fa schifo, ma il punto è semplicemente che la pornografia è prodotta secondo un paradigma misogino da persone a cui non gliene frega un cazzo di mettere in discussione la misoginia

4 Mi Piace

Anche per me è stato il primo romanzo sulle tematiche queer e ci sono alcuni punti di riflessione che mi sono piaciuti moltissimo. Il tema è importantissimo ma praticamente lo sconosco.

Mi sono piaciute molto le parti in cui Maria spiega come cambiano i “privilegi” in un mondo patriarcale nel momento in cui intraprendi la transizione. Anche a me aveva colpito la citazione che ha riportato @ninja.banshee, e ce ne sono altre sullo stesso tema.

Nonostante lo stile particolare ammetto di esser stato abbastanza spedito nella lettura, però sentivo la pressione del voler finire in tempo per la discussione di gruppo: penso che sarei andato più a rilento da solo.

La seconda parte mi è piaciuta meno, ed ho fatto caso a quello che ha detto @pepsy:

Tra l’altro in genere quando spunta di punto in bianco un nuovo personaggio penso sempre ad un manga che lessi da ragazzo (Dr. Slump e Arale) nel quale l’autore, Akira Toryiama, si disegnava alla fine delle storie per raccontare la sua vita da mangaka in poche tavole (spesso in contesti divertenti) e di frequente esordiva con una cosa simile a: «Oh, non so come continuare questa storia… infiliamoci un personaggio nuovo!».

Mi sono domandato, come altrə, se il discorso delle droghe sia legato al fatto che nella letteratura statunitense è qualcosa di tipico o servisse a sottolineare quanto sia complicato affrontare una transizione nel contesto patriarcale in cui ci troviamo tutti a vivere.

3 Mi Piace

Per caso proprio ieri mi sono imbattuto sul fediverso¹ in questo webcomic: Motherly vibes | WEBTOON

E c’è un riferimento a quello che notava @Lilith sul discorso del dover prestare molta attenzione ad aspetti della vita quotidiana che per tuttə lə altrə si svolgono in automatico o quasi.
Anche la problematica che, dopo aver fatto la transizione, c’è sempre la paura di “esser scoperti”.

¹ da questo post Nina Kalinina: "Okay, the big announcement, here we go! A studio…" - LGBTQIA+ and Tech

3 Mi Piace

Vedo che parecchi abbiamo avuto la sensazione che fosse un po’ forzato nel citare nomi e situazioni.
La protagonista non mi è piaciuta molto, e non c’entra nulla l’orientamento di genere e/o sessuale.
Come ha ricordato pepsy, la parte dove Steph spiega Maria è molto calzante e dice esattamente quello che non mi piace della protagonista.
Non capisco la scelta del titolo, non ha alcun senso. I vari riassunti parlano di roadtrip ma in realtà non c’è proprio per nulla. Il viaggio manco esiste, arriva nella cittadina di James così, dopo più di mezzo libro a New York, e lì si ferma dicendo che sta girovagando. Perché mi devi scrivere che è un roadtrip se non lo è? Mah…
Insomma, riconfermo che mi è parso forzato. Maria che beve beve beve, piranha che si fa costantemente, James raramente non sballato. Troppo, direi. Non dico che non esistano situazione similari, ci mancherebbe, ma tutte insieme mi fanno l’effetto di “ti butto in faccia tutto insieme il marcio, guarda un po’!” Che ci può stare eh, ma va saputo gestire per bene

4 Mi Piace

A me il discorso droghe ed alcol a tutti i costi è sembrato più il tentativo di rendere più accattivante e “catchy” il romanzo che altrimenti risultava piatto.
Concordo sull’inesistenza del road trip, mi sarei aspettato più un romanzo di formazione che passava attraverso il viaggio, attraverso altri modi di vedere le cose e se stessa, altri punti di vista insomma, mentre è tutto molto a senso unico.
Alla fine più rimugino su questo libro e più sento l’ombra dell’antipatia che mi rincorre.

3 Mi Piace

Alcuni pezzi del flusso di coscienza di Maria hanno fatto riflettere anche me, tra cui anche questo che tu citi. Il fatto dei privilegi comunque era qualcosa su cui non mi ero mai troppo soffermata, so cosa siano e che effettivamente ci sono, ma non mi ero mai troppo focalizzata sul considerare come questi impattino la vita di tutti i giorni di ognun@ di noi e come agiscano più in larga scala sulla società. Penso per esempio a quando dice che le donne trans (uomo che diventa donna) siano viste come trans di serie b, quindi più discriminate, rispetto agli uomini trans (donna che diventa uomo) e su come, appartenere all’una o all’altra categoria, definisca anche il modo di vivere tutta la transizione. A mio avviso si coglie bene questa sfumatura, le donne trans portano portano con loro stesse una sorta di mestizia e di malinconia quasi patologica, perché sanno che la società le giudicherà in maniera diversa a causa dell’abbandono volontario dei propri privilegi. Cosa che invece non succede agli uomini trans, donne che in quei privilegi invece stanno accedendo. Questo mi sembra importante, non tanto per la storia in sé, ma per capire ancora di più come gli stereotipi di genere influiscano nella mente delle persone in maniera profonda e spesso inconsapevole. Scardinare questo meccanismo è difficilissimo, e non sarà certo un libro da solo a farlo, ma esserne consapevoli è già un primo passo, e questo è qualcosa che un libro come questo riesce a fare.

4 Mi Piace

Bella riflessione, non l’avevo percepita questa differenza ma in effetti hai ragione.

1 Mi Piace

Comunque debbo dire che immaginavo si creasse più dibattito, un po’ come per noi. Ma probabilmente no, proprio perché abbiamo avuto quasi tutt le stesse impressioni leggendolo

2 Mi Piace

Sì, e anche perché a quanto ho capito nessuno di noi ha un metro di paragone essendo tutti digiuni o quasi dell’argomento. Il libro non è che si prestasse a molte interpretazioni, più che altro da qui e lì cose su cui riflettere.

1 Mi Piace

Si siamo tutti d’accordo sulle stesse criticità. Immagino che se è vero che l’autrice lo ha scritto nel suo scantinato, magari non immaginava un tale successo e per questo, forse, non ha badato a renderlo inattaccabile. Non so, questa è la mia sensazione. Per il resto il libro è stato molto scorrevole, forse troppo. E poi i temi trattati erano nuovi per tutti e, quindi, almeno da parte mia, li ho presi così come venivano raccontati, non potendo poi molto obiettare. Al massimo ho empatizzato con i suoi problemi.

1 Mi Piace

Per quanto mi riguarda non lego le difficoltà di lettura al tema. Credo che chiunque sia dotato di empatia possa compartecipare con i problemi che affronta la protagonista, e la stessa cosa vale per altri personaggi di altri libri. Si legge di qualcuno o qualcuna anche molto differente da noi, anche molto negativo in certi libri, compartecipando magari all’opposto.
Per me l’elemento più respingente (passatemi il termine un po’ esagerato) è il contesto. C’è dentro tanto della vita statunitense, di certi atteggiamenti e modalità che per chi vive nella grande mela o nella provincia più bieca sono noti e acquisiti e scontati. Per me no, e questo mi allontana dal Mood del libro.
Cosa che invece non mi capita con altri, pur ambientati in luoghi esotici rispetto alla mia quotidianità

1 Mi Piace