Nostra signora delle nuvole - Discussione

Eccoci qua a commentare il libro del mese di Novembre.
A me il libro è piaciuto, lo stile di scrittura è interessante perché tutti noi cresciamo con il personaggio, si inizia con una scrittura in stile “pensierino” molto semplice e diretta nei termini e nei periodi per arrivare poi ad una scrittura più ricca e forbita per poi passare al diario per mostrare i vari punti di vista dei coprotagonisti della vicenda.
La storia è di per se triste, c’è poco da dire, ti lascia melanconia, tristezza, e consapevolezza che nulla è eterno.
Il cercare di nascondere il brutto ai propri figli è insito in quasi ogni genitore, trovare un modo creativo di farlo è però insito in pochi, è un racconto autobiografico, si sente anche il trasporto nella scrittura, avendo fatto l’incontro di presentazione con l’autore si percepisce la genuinità dello scritto, dovuto anche dalla commozione del Mirko in carne ed ossa raccontando alcuni aneddoti nonostante le innumerevoli presentazioni fatte.
Qualcosa a livello di mestiere di scrittore c’è, qualche cosa sarà leggermente romanzata, ma si riesce a vedere la vicenda prima con gli occhi del bambino e poi dell’adolescente fino a quella dell’adulto.
Il rapporto conflittuale con Vinicio e l’amore/odio con il padre sono molto ben riportate a mio avviso.
Il libro è stato di facile lettura, anche se il finale si capisce già dalle prime pagine, ho sperato in un diverso epilogo.
Ci sono altre cose da discutere che spero verranno fuori dalla discussione. :blobcatbook:

3 Mi Piace

Il libro si legge bene, uno dei pregi dei libri autobiografici (parto dal presupposto che, almeno parzialmente, lo sia) è quello che ti “costringe” a fare dei paragoni tra la tua vita e quella del* protagonista, ovviamente a meno che il soggetto in questione non sia un personaggio famoso. Che ti permette di osservare con un certo distacco le dinamiche nei rapporti interpersonali, scoprendo o riconoscendo similarità e differenze tra la storia che stai leggendo e la tua.
Dividerei il libro in tre parti: la prima è quella che mi è piaciuta di meno. Probabilmente perché alla mia età è quasi impossibile identificarsi con un bambino o un ragazzo. La seconda, quella col protagonista adolescente, mi ha coinvolto un po’ di più, probabilmente perché mi sono rivisto in alcune delle situazioni descritte. La parte finale, quella della malattia della madre, non riesco a valutarla con il dovuto distacco, anche perché mia madre è già andata via da tempo e quel tipo di perdite producono sempre esperienze molto personali, uguali e diverse, sulle quali è complicato (per me) scrivere.
Nel libro ci sono numerosi riferimenti alla televisione, ai programmi, ai telefilm, alla pubblicità e persino alla sigla che nel secolo scorso segnalava la fine delle trasmissioni, per cui non ho potuto fare a meno di notare un evidente anacronismo:
“«Mai! Non accadrà mai!» aveva ripetuto nonna Giggina basita davanti alla tv. «Nobili siamo e nobili resteremo, pure se andasse tutto
male!» aveva concluso tormentando la lunga treccia di capelli già bianchissimi.” [Terza Parte]
l’episodio descritto fa riferimento alla diffusione dei risultati del Referendum del 1946 tra Repubblica e Monarchia ma quell’anno stare “davanti alla tv” non era ancora possibile. A naso ci potrebbero essere anche altri anacronismi, ma non avevo voglia di “indagare” tra i numerosi riferimenti.
Darei una nota di demerito :slight_smile: a chi ha corretto le bozze:
“Gliele dai tu?» Allunga due buste di carta verde.” “Salgo e scendo. Ne ho viste di lettere, e di cartoline pure. Conserviamo ancora quelle che mandavamo a Pippo dal mare. Queste però sono diverse: «Perché sono arancioni?».” [Terza Parte]
forse le buste dovevano essere, visto il loro contenuto, una verde e una arancione. Probabilmente chi ha riletto le bozze del libro non ha notato le buste che cambiano colore nell’arco di poche righe.
Ma quelli citati sopra sono “peccati veniali”, in conclusione il libro non era male anche se, biografie e autobiografie, non sono il genere di letture che preferisco.
Per ora è tutto, poi magari mi viene in mente altro.

2 Mi Piace

Questo è stato uno dei pochi libri che è partito male, perchè mi stava abbastanza annoiando, e poi finito col botto e presa bene (cioè, presa bene che si ha dopo aver letto un bel libro). Forse sarà brutto dirlo, ma credo che in parte sia dovuto ad un’infanzia che fino ad un certo punto è trascorsa con relativa serenità, senza scossoni; il romanzo per me ha fatto “click” dopo i primi episodi problematici col padre. Interessante l’espediente di far maturare la prosa in parallelo alla crescita del protagonista. Per il resto non ho molto da aggiungere, come dice @pepsy le biografie ti mettono a confronto con il tuo trascorso, e avendo avuto esperienze (e una generazione) differente riesco ad apprezzare la storia in sè; si legge con piacere. L’ho trovato comunque commovente anche negli intenti (penso) di rendere omaggio ad una figura enormemente significativa come è stata la madre.

PS. Anch’io avevo notato l’incongruenza dei colori delle buste! Poi ci sono passato sopra pensando che non avessi capito io, peccato queste sviste.

2 Mi Piace

Anche se sono nata nel '77, sono sempre vissuta in città, quindi questa infanzia di pesca, castelli a difendere dell’enemico, ecc, mi sembra l’infancia di mio padre (anche lui è vissuto sempre a Siviglia, ma appartiene a un’altra generazione). Devo confesare che la prima parte mi ha annoiato tantissimo, la violenza del padre non è riusciuta a commuovermi. Il bambino non mi interesava e il padre viene cacciato pronto. Invece la nonna, con il suo senso di decenza, di bellezza, di correzione, è un avanzo di un’altra epoca. La sorella, poverina, non è un personaggio ben svilupatto, è appena qualcosa che arriva soltanto per disturbare Mirko.

L’ultima parte, la malattia della madre, sí ha attirato la mia attenzione, perché la perdita della madre è la perdita dell’ultima difessa, el momento in cui uno diventa plenamente adulto, senza aiuto.

Devo ancora riflettere un po’ su questa lettura.

3 Mi Piace

Ammetto di non aver mai letto nulla di Zilahy (sarà che sinora ha fatto solo thriller) e ammetto che ho proceduto a rilento con la lettura, accelerando solo in questi primi giorni di Dicembre. La prima metà del libro, come evidenziato da alcuni, mi risultava si carina ma non so come mai non mi prendeva mai da leggere.

Capitemi: io sono del '78 e vivo a Roma e quindi la maggior parte delle cose che racconta della sua infanzia le ho vissute anche io. Per dire: anche i miei fumavano le MS, anche io mangiavo le Fiesta Ferrero all’arancia, i quartieri di Roma li conosco tutti, da piccolo andavo pure io al Luneur e alla Horror House, mi sono abbeverato anche io ai nasoni, anche nel mio sussidiario c’era il detto “Marzo pazzerello, esce il sole e prendi l’ombrello”, ho letto anche io il libro Cuore e i Ragazzi della Via Pal, ho visto anche io l’Almanacco del giorno dopo, La Famiglia Addams, Mork e Mindy (Nano Nano) e Bim Bum Bam con il pupazzo rosa Uan, ho letto anche io le strisce di Snoopy che venivano stampate ovunque, mi ricordo benissimo il monoscopio per indicare le trasmissioni interrotte, l’italia che vince i Mondali nell’82 me li ricordo benissimo, anche io mi vestivo da zorro per carnevale, l’uso delle lire mi riporta indietro nel tempo, anche io sono stato in affitto in molti appartamenti di Roma e, anche se non sono arrivato fino a Latina, mi sono trasferito a Terracina, i “pavimenti fatti a pezzettini […] a graniglia” mi riporta nelle vecchie case in cui ho abitato, il sogno di scrivere della madre è stato anche il mio di quando ero piccolo.

Per questo sono andato avanti, ma a rilento: era un po’ vita mia ma non era la mia. Ma alla fine il libro mi è piaciuto, il finale è si triste ma non stona con la storia di una vita di una famiglia con alti e bassi.

Per me il miglior personaggio, molto ben delineato nella sua sicurezza e insicurezza, è la madre, il vero motore del mondo di Mirko. Il padre alla fine non risulta neanche troppo cattivo, considerando l’epoca. Vinicio invece per me è stato solo un trattino nel racconto, un impiccio più che altro.

Anche se non originale, ho apprezzato il cambio di registro della narrazione che cresce man mano che cresce la figura di Mirko, la cui biografia è un po’ simile, forse, a quella di tutti noi senza troppi colpi di scena sconvolgenti, se non quelli che la vita ci assegna, e con i primi e assoluti amori di infanzia che vanno e vengono.

Ora un paio di appunti personali ma che mi piace condividere:

  1. Le frasi che mi sono piaciute di più sono state:
  • Tu sei come un cerino […] Un cerino si frega solo una volta.
  • Mamma legge dappertutto, perché per lei tutto è un libro, tutto il mondo si può leggere, dice, come ci piace a noi.
  • «Il vocabolario è un cimitero di parole, per farle vivere bisogna tirarle fuori dalle pagine e usarle finché non si gonfiano d’aria e prendono vita.» Mamma sa essere mistica.
  • Perché so che i nomi ci difendono dalle cose brutte. E mamma conosce il nome di tutte le cose
  • E credo che a mamma piacciono queste storie di miseria perché ci insegnano che anche una casa povera si può scaldare senza legna.
  • «Noi siamo come una pianta nel vaso. Il vaso lo prendi, lo sposti e ciccia. La casa ce l’ha sempre con sé perché sono le radici che tengono insieme la terra, non il contrario, amore mio.»
  • Una volta mi ha detto che scrivere significa abitare un altro corpo che vive altre vite in altri mondi, e quando lei torna nel suo corpo in questo mondo vuol dire che c’è qualcosa che non va.
  • Affonda la mano e spinge, chiude l’oblò e versa detersivo e ammorbidente. È quello che dà il profumo di famiglia che tutti noi abbiamo addosso.
  • […] con la mano di Isabella che è cresciuta dentro alla mia.
  1. Invece la canzone che è uscita da pochi giorni e curiosamente mi è capitata di ascoltare nei giorni in cui finivo di leggere la seconda metà del libro, è Magia di Margherita Vicario, che secondo me ci casca a pennello. E’ vero che racconta la guerra, dal punto di vista di donne e bambini che si trovano a doverla subire, ma riesce a far vivere, in maniera malinconica, questo tema attraverso il dialogo madre-figlio. Anche quando canta delle nuvole ha richiamato nella mia mente il titolo e la copertina del libro : “Via, mamma mia, via/Sì, portami via, via da qui/Che ci sono le nuvole/Fai una magia, mamma/Portami via, sai che a me/Sai che a me piace ridere”.
1 Mi Piace

A me il libro è piaciuto molto in realtà, un po’ perché, come avete già detto, ci si ritrovano dentro pezzi di vita di ognuno di noi, dalle merendine ai programmi in tv, un po’ perché in molti casi leggendo ho rivissuto alcune sensazioni provate da bambina in occasioni particolari. E questa è una delle cose che mi ha abbastanza colpito, nonostante la narrazione di Mirko bambino non sia agevole, a tratti è disturbante perché difficile seguire il filo dei suoi salti di pensiero, d’altro canto riesce comunque a trasportarmi in un’altra epoca, a farmi rivivere la stessa malinconia tremenda che ho provato per esempio durante i primi traslochi, la rottura di una confort zone, il dolore dell’interruzione di rapporti bambineschi labili come fili di ragnatela, pensavo di aver dimenticato quel tipo di afflizione e invece rieccola lì all’improvviso.
Poi ci sono i rapporti con i vari componenti della famiglia, è quello lo scheletro su cui tutto si poggia perché per quanto la madre sia il soggetto principale, il fulcro attorno a cui tutto ruota, è chiaro che questa trama familiare che si allarga e stringe a seconda degli avvenimenti sia l’intero mondo prima del protagonista bambino e poi dell’uomo che si trova a dover essere egli stesso fulcro per i componenti rimanenti.
Quando gli scricchiolii del castello di letteratura che costruisce Annarita cominciano a essere impossibili da ignorare, quando inizia tutto a crollare inesorabilmente, anche lo stile si modifica e si riduce ai minimi termini, come se venissero risparmiate delle energie che in quel momento servono più che altro per sopravvivere, l’espediente del diario/agenda dell’ultima parte del libro mi ha dato questa impressione, condensare, sintetizzare al limite perché le parole in quel momento non bastano e vanno risparmiate. Mi è sembrata una corrispondenza molto riuscita tra storia e stile con cui viene interpretata.
Concludo dicendo che anch’io come Twisterrm ho partecipato all’incontro con l’autore e questo sicuramente mi ha dato modo di entrare un po’ più in empatia con la sua storia.
Probabilmente mi verranno in mente anche altre cose da scrivere, in alcuni punti la lettura mi ha molto coinvolta.

1 Mi Piace

Concordo con quanto avete già scritto sulla lentezza della prima parte. Faccio fatica a scrivere qualcosa riguardo la storia perché alla fine si tratta di una autobiografia e come si fa a giudicare una vita?
Quindi, rimanendo ai bordi della storia e fissandomi su elementi che esulano dai sentimenti e dal vissuto dell’autore, scrivo solo un paio di cose.
Io sono dell’81 quindi siamo all’incirca lì come riferimenti socio - cronologici. Sono anche io la maggiore ma ho meno differenza di età con mio fratello. Mi sono ritrovata in alcun cose ma molto meno in altre, tipo le lotte tra vicini di casa. Ho trovato un po’ ridondanti i riferimenti, come a voler strizzare l’occhio ad una certa categoria generazionale.
L’ho trovato anche un po’ lungo, ma credo dipenda dalla fatica a entrare nella storia.
Leggendo la prima parte ho fatto delle correlazioni ad altri due libri che ho letto e che sono scritti dal punto di vista del bambino che narra la storia:

  • Le ceneri di Angela, di Frank McCourt: altra generazione e altro stato, libro che mi è piaciuto molto pure essendo piuttosto crudo per le vicende narrate. L’incipit del libro dice parecchio dello stile “Ripensando alla mia infanzia, mi chiedo come sono riuscito a sopravvivere. Naturalmente è stata un’infanzia infelice, sennò non ci sarebbe gusto. Ma un’infanzia infelice irlandese è peggio di un’infanzia felice qualunque, e un’infanzia infelice irlandese e cattolica è peggio ancora.” Lo consiglio.
  • La vita davanti a sé, di Romain Gary: come l’altro, altri tempi e luoghi. Ma a differenza dell’altro non mi è proprio piaciuto per lo stile scelto dallo scrittore. Il narratore è il bambino ma mi è parso molto forzato. Non è per nulla facile, da adulti, saper ricreare lo stile narrativo spontaneo di un bimbo. E anche il libro che abbiamo letto l’ho trovato un po’ debole in questo.

L’altro ieri ho letto un altro libro che si correla perché viene anche qui narrata la figura della madre come fulcro di tutto. La madre che plasma, nel bene e soprattutto nel male, ciò che i figli diventeranno. Si tratta di La buona educazione, di Alice Bignardi. Libro breve, esordio letterario, con un rapporto madre/figlia estremamente complesso e distruttivo per ambedue.

Concludo con il titolo. Ci sono diversi riferimenti alle nuvole ed è chiaro il senso, però resto un poco perplessa. Non so bene afferrare che cosa non mi giri nel senso giusto, forse mi manca una qualche spiegazione da parte dell’autore. Se n’è per caso discusso all’incontro?

2 Mi Piace

Si anche io sul titolo ho avuto qualche perplessità.

In effetti forse è questa proprio la difficoltà nel trarre una conclusione sul libro. Come si fa a giudicare gli accadimenti di una vita che magari sta a cuore all’autore ma ad altri potrebbe sembrare una vita più o meno normale se non fosse per le capacità stesse di chi scrive nell’enfatizzare certi eventi.

Credo che hai centrato il punto: se pur affascinante per certi versi, risulta di difficile lettura la narrazione con lo stile da bambino.

Ecco questo proprio non mi è piaciuto… anche se capisco la tua spiegazione e ci potrebbe anche stare se non fosse che spezzava troppo il flusso narrativo e sembrava quasi un modo per accelerare verso il drammatico epilogo.

Non c’è una registrazione dell’evento di presentazione? O si registra solo la sessione di domande e risposte?

1 Mi Piace

La registrazione c’è, ma la compressione video ha fatto schifo perché il computer che ho usato era vecchio e stanco, l’audio però c’è, se volete carico da qualche parte il video o solo l’audio in mp3. Per la sessione di domande risposte ci organizziamo meglio. :meow_yaranaika:

2 Mi Piace

Sono molto contenta che ci siano molti punti di vista differenti, è questo il bello di un club di lettura :heart_eyes_cat:

2 Mi Piace

Si non ti è di troppo disturbo mi piacerebbe. Video o audio valuta tu.
Grazie per la continua disponibilità che dai a tutti noi

2 Mi Piace

Ho provato a risentire l’audio ma anche quello fa schifo, purtroppo perde pezzi ed è inascoltabile

Riguardo al titolo a me vengono in mente alcune associazioni che, come tutte le associazioni, non è detto che siano quelle giuste. “Nostra signora” è uno dei tanti appellativi di Maria (la madre di Gesù) e quindi il riferimento a una “Madre” con la l’iniziale maiuscola. Per cui, visto che la madre del protagonista è il personaggio principale, secondo me anche più del figlio, il titolo dovrebbe rinforzare questo suo ruolo. Il periodo finale del libro descrive chiaramente la sequenza della “fine delle trasmissioni” della RAI che aveva come sfondo proprio delle nuvole e che era stata già citata in precedenza. C’è poi il racconto “La voce delle nuvole” che è scritto dalla madre e dal quale vengono estratti almeno due pezzi. E qui mi fermo per non finire troppo lontano :slight_smile:

1 Mi Piace

Esatto pepsy, erano i collegamenti che avevo fatto pure io. Compresa l’evocazione cattolica.

1 Mi Piace

Riprendo questa discussione per comunicarvi che il 28 ci sarà un incontro con l’autore, sto cercando di organizzare uno streaming della faccenda (se non riesco comunque registro l’incontro), se volete quindi fare domande o interventi come “pubblico da casa” scrivete qui le domande :meow_tongue_wink:

1 Mi Piace

Oggi c’è stato l’incontro con l’autore, che ci ringrazia per aver portato alla luce il problema del colore delle buste, quello della tv lo aveva già visto ed insieme ad altre cose andranno in correzione nella seconda edizione prossima all’uscita :slight_smile:

3 Mi Piace