Per un'ora d'amore - Discussione

Il libro a mio avviso è molto ben scritto, Pulixi è al suo ennesimo noir e si vede che i ritmi ed il page turning sono a buonissimi livelli.
La storia più che mai attuale (dato che vengono citati anche avvenimenti di pochi mesi fa) tratta di violenza di genere, incel, vita in una grande metropoli che ti inghiotte.
I personaggi sono ben strutturati ed approfonditi, alcuni un po meno ma solo perché erano stati trattati in altri romanzi.
L’ho finito in 2 giorni quindi posso dire che mi è piaciuto :blobcatbook:
I colpevoli sono piuttosto palesi già dalle prime pagine, ma non è un giallo dove dobbiamo avere un plot twist, è più che altro un calarsi nella disperazione di chi resta (il padre di Donata), nelle indagini e nella deprecabile vita di chi odia le donne.
C’è anche una velata linea comica che spezza un po, per me libro promosso :slight_smile:

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Questo libro a me è piaciuto molto, anch’io l’ho finito in due giorni. Ci sono alcuni aspetti che mi hanno toccata, come il rapporto di Donata con il padre, l’immagine iniziale di lei bambina che lava le mani al papà al ritorno dal lavoro in campagna l’ho trovata molto potente. Sarà che conosco quel mondo e conosco la fatica che lo accompagna, sarà che anch’io sono un po’ la cocca di papà :stuck_out_tongue_closed_eyes: fatto sta che in alcuni passaggi mi ha commosso questo tipo di rapporto che hanno, anche dopo la morte di lei, tant’è che il suo pensiero un attimo prima di morire è rivolto al padre. Come ha detto anche l’autore il girono della presentazione, c’è una lente di ingrandimento puntata non tanto verso la vittima, intorno alla quale si avvolgono gli avvenimenti, quanto invece verso chi resta dopo l’omicidio, in questo caso Italo Seu e il nipote Filippo, vittime anche loro degli avvenimenti, e forse nella situazione peggiore dato che si ritrovano a fare i conti non solo con l’assenza della persona amata, ma anche con la presenza di una vita quotidiana che malgrado tutto deve andare avanti. Seppur forse impropriamente, mi ha fatto pensare all’opera di Boccioni, “Quelli che restano”…
Per quanto riguarda il resto, la storia secondo me è ben articolata, il fatto di non avere un solo colpevole ma anche una serie di colpevoli indiretti rende bene l’idea di quanto una rete di odiatori on line possa espandersi a cascata, e di quanto male possa fare anche sfruttando i vari gradi di separazione tra il carnefice e la vittima finale. In questo senso una cosa che mi è piaciuta, e che probabilmente verrà sviluppata in un futuro romanzo, è l’introduzione dell’elemento della stalker, una donna appunto, ossessionata da Vito Strega. L’elemento sostanziale qui che la rende diciamo diversa dal classico caso di stalkering, è il fatto che sia una donna di potere. Tanto da avere accesso a tutta una serie di attrezzature tecnologiche che fanno sì che la sua presenza nella vita di Strega sia veramente capillare. Lui trova le cimici, ma per il resto sembra ancora che non abbia la minima idea di essere spiato o intercettato. Questo elemento in qualche modo mette in equilibrio la storia, in un mondo pieno di uomini che odiano le donne tanto da volerle punire fino a ucciderle, anche le donne spesso cadono vittima di ossessioni malsane che a volte sono anche più difficili da combattere se la donna in questione ha un ruolo di comando e mezzi pressoché illimitati.
Come dicevo anche nel riassunto della presentazione, la strategia di porre l’elemento musicale all’interno dei libri con me funziona, fa da ulteriore gancio alla storia. Ora sono curiosa di sapere da @pepsy qual era il piccolo particolare non di scarsa importanza riguardo la musica :upside_down_face:
Per ora è tutto, se mi viene in mente qualcos’altro lo scrivo.

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Il libro lo colloco in quella categoria che chiamo “da treno e da spiaggia” cioè di quelle letture che, non richiedendo troppa concentrazione, si possono fare in una carrozza ferroviaria dove tutt* parlano al cellulare o su una spiaggia affollata e rumorosa. A scanso di equivoci questa etichetta non vuole svilire i testi in questione e/o chi li scrive, lo dimostra il fatto che li leggo senza troppi problemi anche se non sono in treno o in spiaggia :slightly_smiling_face:
Non ho letto altro dell’autore ma mi sembra che il libro sia l’ennesima saga che ha come protagonista un “supersbirro con problemi” e come comprimari un gruppo di agenti adeguatamente caratteristici. Nulla di nuovo quindi ma questo è naturale visto che tutt* quell* che scrivono un libro “scopiazzano” in modo maggiore o minore da quell* precedenti. L’effetto “già letto” è quindi direttamente proporzionale alla quantità di libri letti.
Per rispondere a @Lilith usare per il titolo del libro e del primo capitolo due titoli di canzoni non mi sembra una cosa particolarmente furba (dal punto di vista pubblicitario) perché rischia di allontanare le persone alle quali quelle canzone o quel genere di canzoni non piacciono. A meno che lo scopo non sia proprio quello di avere come pubblico di riferimento proprio gli amanti di quel genere di musica. A me, per esempio, quel genere di canzoni non piace e leggendo il titolo del libro in una libreria lo avrei scartato senza nemmeno prenderlo in mano.
Riguardo alla trama, trovo positivo che sia centrata sul tema dei “femminicidi” che (purtroppo) è alquanto attuale, quello che mi piace di meno è la descrizione dell’attività della polizia. Mi sembra che viene raccontato un impegno nel contrasto della violenza di genere che, a quanto mi risulta, non è reale e non ho capito se l’autore crede che questo interessamento e impegno sia reale o se invece è un suo auspicio.
Il libro è scritto in un italiano decente, anche se io non conosco persone che dicono “wow” (pagg. 100, 160, 213) :wink: e si fa leggere senza problemi.

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Anche a me il libro è piaciuto molto, lettura molto scorrevole, gradevole e a tratti divertente. La storia è ben articolata, senza eccessive pretese o trovate fuori dagli schemi per attirare di più il lettore. Si limita a prendere pezzi di realtà e costruirli attorno ai suoi personaggi. Finito il libro mi era rimasto un senso di incompletezza per alcuni personaggi, di cui avrei voluto sapere di più, poi ho scoperto che prima di questo ci sono altri sei libri della stessa serie (che prima o poi…), quindi è comprensibile. Alcuni momenti sono molto toccanti e Pulixi è molto bravo a esprimere sentimenti e sensazioni dei suoi personaggi. Quando ho ritrovato nel libro alcuni avvenimenti realmente accaduti in tempi recenti, ho subito pensato che fosse una mossa un po’ paracula, ma alla fine ci sta, l’argomento è quello e non è male trovare riscontri nella realtà per dare più credibilità alla storia. Per quanto riguarda la musica, è una bella trovata, ma personalmente non mi suggestiona per niente e non aggiunge nulla di più alla lettura, ma è personale. Apprezzo però le scelte musicali che non sono banali, si vede che c’è della passione o per lo meno una ricerca.
Ma ora veniamo al lato dolente di tutta la faccenda, questo libro mi ha fatto empatizzare con gli sbirri e questo non va bene :sweat_smile: (acab!), anche se a onor del vero alcune critiche alle forze dell’ordine dentro al libro ci sono e di fatto i personaggi forzano il sistema per ottenere giustizia. Un ritratto di luci e ombre che si avvicina vagamente alla realtà, ma capisco che se scrivi un poliziesco non vorresti che i tuoi personaggi manganellino i ragazzini in piazza e ammazzino persone in custodia, e visto che si tratta comunque di un’opera di fantasia, sono riuscito a non farmene un problema. Come ha scritto @pepsy l’enfasi data al contrasto contro i crimini di genere da parte della polizia l’ho trovato eccessivo, non credo che in realtà si stiano impegnando tanto. Ma anche qui spuntano alcune velate critiche sulle operazioni adottate e sulla poca efficacia delle stesse. L’impressione che mi ha dato è che l’autore stia dicendo che apprezza l’ambiente (in fondo scrive polizieschi) ma ne riconosce le problematiche e piazza qualche critica qua e la, non saprei dire se per mettersi al riparo da eventuali critiche o se siano sincere.
Per concludere, un buon libro che ho letto con molto piacere e che ha toccato alcune mie vecchie corde per un personale legame con la terra sarda, in particolare quando il vecchio Seu viene accolto come uno di famiglia dal circolo sardo di Milano. Ho conosciuto un paio di queste realtà e mi ha risvegliato alcuni ricordi :smiling_face_with_tear:

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Mi ero dimenticato una cosa, che mi avete fatto venire in mente leggendovi. Inserire in un romanzo una sorta di “colonna sonora” non è una novità. In questo momento mi vengono in mente due esempi (ma sono sicuro che ce ne sono altri) che cito per sostenere l’idea che chi scrive “rischia” a usare questo “trucco”.
Un esempio italiano sono i romanzi della saga di Monterossi, scritti da Alessandro Robecchi, che a me piace abbastanza, nella quale il protagonista è fissato con Bob Dylan.
Un esempio straniero è quello di uno dei miei autori preferiti (in assoluto) ovvero Thomas Pynchon sul quale hanno scritto anche “follie” che analizzano tutte le sue citazioni musicali, ma qui siamo decisamente fuori scala :innocent:
Hänggi, C 2018 The Pynchon Playlist: A Catalog and Its Analysis. Orbit: A Journal of American Literature, 6(1): 2, pp. 1–35. DOI: Hänggi | The Pynchon Playlist: A Catalog and Its Analysis | Orbit: A Journal of American Literature

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Eccomi, anche se diverse cose sono già state scritte.
Pure per me è il primo libro di Pulixi e confesso che talvolta ho fatto un po’ fatica a stare dietro ai diversi personaggi, probabilmente alcune cose vengono omesse o accennate perché già scritte nei libri precedenti.
Io leggo volentieri gialli, pur non piacendomi molto la figura mitologica del poliziotto buono integerrimo e colto. Non so quanto realistica, sicuramente persone così ci saranno ma non credo siano così tante. Certo è che una saga con il commissario Winchester come protagonista, se pur più veritiera, non avrebbe molto seguito. Ho prenotato in biblioteca e finito in tempo breve un altro libro suo, l’isola delle anime, che introduce due donne del libro che mi hanno particolarmente incuriosita: Eva croce e Mara rais (anche se questa ultima fa giusto qualche apparizione qua e là).
Il protagonista non ho ancora capito se mi può garbare. Sconto sicuramente l’ignoranza della saga ma quello che ne esce fuori da questo libro è vago e superficiale; ci sono diversi aspetti che chiaramente solleticano la curiosità, in primis la questione delle voci e poi il rapporto con la sua stalker e in conseguenza il rapporto in generale con le donne.
La stalker (scusate mi sfugge il nome, giusto per ribadire quanto ho scritto sopra) mi è parsa poco delineata, ma certamente è voluto come premessa al libro successivo.
Se dovessi esprimere un parere a bruciapelo sul protagonista, per ora pendo più per il no che per il sì. Ma l’appropinguarsi della stagione estiva che mi porta a leggere più volentieri il genere giallo, mi fa concederlgli li il beneficio del dubbio e quasi certamente prenderò i primi libri della saga per capire meglio.
Adesso farò una confessione tremenda, ma sì: non sono una grande appassionata di musica e la ascolto poco. Le citazioni musicali passano via abbastanza inascoltate per quanto mi riguarda e sicuramente con questo perso parte del Mood del libro.
Tra le varie vicende, ho trovato inutile l’inserimento del salvataggio della ragazza vittima di scippo. Invece mi è piaciuta la storia del veneto e del suo problema con il cibo!

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Libro molto strano per i miei gusti: nel senso, non l’ho trovato eccellente eppure si è fatto leggere con una piacevolezza e scorrevolezza che mi capitano solo coi libri che adoro.

Probabilmente lo spiazzamento è nato dalle premesse di certi elementi - tutte cose elencate anche da voi - che mi fanno storcere il naso e nonostante la presenza di questi la storia mi è comunque piaciuta.

Al netto di formule già colladuate per i polizieschi di “successo” ho apprezzato una proposta che contempla una collegialità, anche se forse più apparente che sostanziale, per risolvere questo caso così esteso.

Anch’io non ho dato grande rilevanza ai nessi musicali (mi sono andato a sentire qualcosa dei dischi jazz ascoltati da Strega per pura curiosità ma niente di più), anzi come @pepsy avessi dovuto prendere il libro a scatola chiusa il titolo mi avrebbe allontanato!

Per spiegare cosa che mi è piaciuto meno ho trovato 2 elementi che vanno a braccetto:

  1. i momenti spiegoni introspettivi, perchè di base sono un elemento che non apprezzo nei romanzi;
  2. Allo stesso modo le cose abbozzate che fanno da esca per il futuro della saga;

Mi sembrano trovate da un lato per attirare nuovi lettori che non cominciano dal primo libro, mentre le seconde dall’altro ingolosiscono per continuare.
Sia chiaro, non voglio fare alcun tipo di moralismi, anche perchè, onestamente per me il libro è ben scritto e se vuoi campare di questo devi vendere; poi magari la mia interpretazione maliziosa è anche sbagliata, ma il tarlo che mi sono automesso non mi ha fatto apprezzare il libro appieno.

Comunque la storia mi è paciuta, le storie personali, chi più chi meno sono interessanti, il caso attorno a cui ruota la vicenda è molto attuale e abbastanza intrigante. Inoltre la soddisfazione di immedesimarsi in Strega intuendo da molto presto la soluzione al caso è un plus secondo me.
Avrei fatto a meno della stalker perchè non credo che continuerò con questa saga ma qui torniamo al discorso di sopra.

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Eh le rosicate più grosse anche per me forse!

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Eh già. Cerco sempre di separare il reale dall’immaginario, altrimenti mi perdo la magia e il piacere di molte letture/visioni. Ma non sempre mi riesce facile, e quando ci sono di mezzo gli sbirri faccio davvero fatica.

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Personalmente il libro non mi ha colpito granché: niente di che, un gialletto italiano che tende al noir ma senza grandi colpi di scena. Il colpo di scena non esiste perché alla fine si scopre che c’è una sorta di intreccio casuale nelle colpe. Anche se non sono un amante dei gialli, personalmente, ho preferito di gran lunga uno dei primi libri che abbiamo letto di Agatha Christie, per quanto datato e con tutti i suoi difetti.

Il libro è molto scorrevole e l’ho letto in 2 giorni netti e concordo che è un classico libro da spiaggia/treno perché mi sono trovato a leggerlo anche in un locale rumoroso con persone che parlavano ad alta voce e sono riuscito a continuare la lettura senza problemi. E questo, se per certi aspetti è un pregio, per una lettura leggera e di svago, per altri mi fa intuire che la trama e lo sviluppo della storia non sono particolarmente complessi o impegnativi da seguire, tanto che ho notato una netta mancanza di profondità. I personaggi a mio avviso sono poco sofisticati o semplicemente funzionali allo svolgimento della vicenda principale, senza grandi approfondimenti psicologici o descrittivi. Però, bisogna dire che i personaggi sono tutti amabili ad iniziare dal sardo signor Seu fino ai poliziotti di ogni provenienza.

All’inizio ero un po’ perplesso perché non sapevo che fosse parte di una serie. Molte cose sul background dei personaggi sono solo accennate o risolte di fretta. Ad esempio: che è successo tra Rais e Strega? Lui ha tradito la sua fiducia in qualche modo (dato il riferimento frequente nel libro dei poliziotti non troppo buoni, forse ha coperto qualche poliziotto, violando la legge per accusare o aumentare la pena ad un sospettato)? E la famosa stalker di Strega era solo una militare innamorata di lui. Poi ci sono le voci che sente il criminologo e il mistero sulla scomparsa della madre e sorella quando aveva 8 anni, svelato verso la fine del libro ma non del tutto lasciando il mistero sulla causa.
La scena dello scippo non l’ho trovata centrata, sembrava solo per dire che Milano è una città pericolosa. Molto meglio la storia della dieta, perlomeno il poliziotto era simpatico.
In generale qui la polizia sembra un po’ vendicativa e si fa giustizia da sola violando la legge, non il massimo: per fin di bene, violano senza scrupoli la legge, si picchiano tra di loro, non si autodenunciano e una ispettrice fa la stalker.

Mi è piaciuto il riferimento realistico a fatti di cronaca reali e anche recenti (quasi da instant book) e alle canzoni e cartoni animati della tv.

Una domanda mi tormenta: Ma il titolo del libro che c’entra? Ok che si riferisce ad una canzone ma non vedo molto il nesso (e concordo con il fatto che un titolo così, per un libro giallo, mi avrebbe fatto probabilmente allontanare dall’acquistarlo). Come già ribadito in un altro post, il riferimento alla musica, secondo me è una cosa molto soggettiva. Quando leggo, difficilmente mi fermo per ascoltare una canzone che non conosco, soprattutto se è in inglese e richiede tempo per essere apprezzata. (sarebbe stato apprezzabile trovare playlist da qualche parte con tutti i brani del libro, per risentirla alla fine della lettura). Ma mi viene un dubbio: ho visto che su Audible c’è l’audiolibro del libro… ho l’impressione che queste canzoni vengano usate come sottofondo durante le scene del racconto. Ecco allora li potrebbe avere senso.

E infine una riflessione personale: basta con i gialli in Italia. In televisione ci sono solo serie crime/poliziesche e medical/ospedaliere. Sembra quasi che nel nostro Paese non ci sia spazio per altri generi narrativi al di fuori di omicidi, indagini e casi clinici. È comprensibile la fascinazione del pubblico per storie di omicidi, indagini, suspense, colpi di scena e casi medici complessi. Ma a forza di proporre sempre lo stesso tipo di racconti crime e medical, oramai sono diventati inflazionati e prevedibili. L’Italia ha una ricca tradizione letteraria eppure l’editoria e l’industria dell’intrattenimento sembrano essersi inchiodate su questi due filoni. Quindi trovarmi l’ennesima variazione sul tema del brillante commissario/ispettore alle prese con un caso l’ho trovato un po’ stucchevole.

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Da un certo punto di vista, molto malizioso e prevenuto, si potrebbe pensare che la scelta del tema caldo sulla violenza nei confronti delle donne possa essere un po’ troppo piaciona. I riferimenti a casistica recente potrebbero essere anche stato inseriti a posteriori per enfatizzare e corroborare l’argomento principe.

Anche a me non piace empatizzare con le forze dell’ordine, ed è dissonante paragonando la finzione letteraria con la realtà della cronaca. Sicuramente c’è una parte, probabilmente anche ampia, di personale che il suo lavoro lo fa bene e ci crede e davvero opera per la res publica con i giusti ideali. Però questa schiera di commissari, ispettori e compagnia cantante che filosofeggia e ha gusti musicali sofisticati, insomma…un po’ da mondo ideale. Sempre sbagliato generalizzare, per carità, ma per l’esperienza mia e di conoscenti vari la realtà è un po’ diversa.

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Solo per dire che ho trovato nelle cose scritte da tutte/i molti spunti interessanti che però sono di carattere generale e non riguardano sempre e solo il libro in questione. Dipendesse da me prenderei uno spunto a caso e risponderei qui sotto ma non so se sia educato “dirottare” la discussione.

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Io sono per ampliare. Sì parte dallo spunto offerto dal libro e si affrontano gli argomenti che suscita. Quindi per me ok perché non lo vedo come un OT ma una vivace fucina di idee/sensazioni/argomenti. Questo sono i gruppi di lettura, no?

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Per me puoi divagare senza problemi… io ho paura di aver divagato un po’ verso la fine nel mio commento ma sono stati questi i pensieri che questo libro mi ha scatenato e avevo voglia di condividerli con voi. D’altronde non siamo a scuola e il fuori tema non credo sia un problema :smile:

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Esattamente la penso come te!

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Ma divaghiamo pure certo!

Divaghiamo allora. Sulla questione dei “generi” letterari il discorso è vecchio ma si ripropone di continuo. Le etichette che vengono messe e che anche noi mettiamo a un libro hanno anche una funzione pratica legata alla comunicazione. Se dovessi dire in tre parole a un amic che genere di libro è “Per un’ora d’amore” userei le etichette “poliziesco, italiano, contemporaneo” che, per quanto discutibili sarebbero utili a dare una indicazione a un amic. Le etichette sono utili ma vanno prese per quello che sono: valutazioni non scientifiche ma piuttosto indicazioni di massima. Un altro limite delle etichette è che non forniscono una valutazione dell’oggetto mentre nella esperienza di tutt sappiamo bene che la qualità che attribuiamo a un libro non deriva dall’etichetta. Come ha giustamente ricordato @levysoft c’è una certa inflazione del genere poliziottesco e non solo in libreria. Secondo me questo è piegabile col fatto che quel genere ha delle strutture narrative ben definite e facilmente replicabili anche da autori/autrici alle prime armi. A questo si aggiunge il fatto che il prodotto ha un suo mercato (e non da ora) e che le intersezioni con le trasposizioni in serie TV causano un circolo vizioso difficile da rompere. Sicuramente ci sono anche altri aspetti ma quelli citati mi sembrano i più importanti. C’è però un “però” :stuck_out_tongue:
Anche se due libri possono essere etichettati “polizieschi” non sono la stessa cosa: l’originalità, la qualità della scrittura, il soggetto, lo sviluppo della trama e il resto permettono esperienze di lettura diverse. In altri termini voglio dire che, in alcuni casi, un libro “perde” la sua etichetta ed entra a far parte della letteratura “in generale”. E qui mi fermo perché devo andare a leggere un libro del quale capisco solo il 25-30% di quello che c’è scritto.

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Avete già detto tutto, lettura scorrevole ma non amo i polizieschi e questo mi rende prevenuta, poi il trovarmi a tifare per gli sbirri, come dice @yaku, mi mette abbastanza di malumore.
Anche la scelta dell’argomento femminicidio mi ha infastidito.

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Mi accodo ad @allegra sul non avere molto altro da aggiungere. Mi ero appuntata giusto un paio di argomenti che volevo condividere ma causa lavoro in questi giorni non sono riuscita ad andare oltre quell’appunto :see_no_evil:
Magari ne appoggio giusto uno: del libro la cosa che mi ha lasciato di più il segno è il personaggio di Pavan. È un bel miscuglio di coraggio, incoscienza, fragilità in cui mi rivedo, un pochino.

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