Sono sincero, lo ho mollato, a poco più della metà, è il primo libro nella mia vita che non riesco a finire, mi annoiava terribilmente, facevo una fatica enorme a finire un capitolo perché dopo 3 pagine mi accorgevo di pensare ad altro.
Lascio la discussione a voi, mi spiace ma stavolta ho deposto le armi.
Odiatemi pure
Al netto di averlo portato a termine non sono troppo distante da @twisterrm : l’ho trovato per 3/4 un’infarcita di dettagli troppo fini a se stessi rispetto alla sostanza della trama.
Ci sono però degli aspetti che mi sento di salvare rispetto all’esperienza tediosa.
C’è un passaggio (dopo uno dei tantissimi convenevoli) in cui Jane Austen scrive:
Dopo alcuni minuti di appropriata conversazione sul nulla…
E questo mi ha fatto apprezzare e capire l’ironia per cui Austen è conosciuta, oltre a rivalutare in parte la portata rivoluzionaria (per quanto non sarà dirompente) che la critica ha evidenziato da parte di questa scrittrice che sicuramente era consapevole (e credo insofferente) della società profondamente sbagliata nella quale era immersa.
Da qui come mio solito ho iniziato a viaggiare ulteriormente con la sovrainterpretazione e le pippe mentali di cui sono cintura nera, e mi chiedo se e quanto sia stato difficile per questa autrice in un’epoca ancora di più all’insegna della salsicciacrazia, pubblicare le sue opere per veicolarci le denunce che evidenziava.
Questo è l’unico libro che per ora ho letto di Jane Austen (e mi pare di capire non il più celebre), quindi riconosco tutta la limitatissima visione che si può avere sull’autrice, però da un dettaglio del genere mi sono fatto andare giù meglio il libro, chiedendomi appunto quanto abbia dovuto e voluto diluire lungo un romanzo (abbastanza classico per la sua epoca) elementi sovversivi per veicolare la sua visione di “rottura”.
Anche per me è la prima volta che leggo un libro di J. Austen, ma ho visto almeno due versioni di “Orgoglio e pregiudizio” (il film…). Anche se l’ho trovato un po’ noioso, per la trama, il libro sono riuscito a finirlo senza troppi problemi. Quello che non ho capito è se l’autrice, oltre a descrivere un mondo (quello della sua epoca) lo critica o meno. A me quel genere di mondo non piace ma le descrizioni di Austen sono interessanti per conoscere (in generale) come funzionavano le cose a quei tempi e magari paragonarle a come funzionano oggi. Per quello che ho letto ci sono molti punti in comune sia a livello sociale sia interpersonale, soprattutto nell’area della psicologia dei sentimenti, almeno per come descritta da Austen. Probabilmente se leggessi anche altri libri della stessa autrice riuscirei a scrivere qualcosa di meno banale.
Mi è piaciuto questo pezzo: “Gli uomini hanno avuto ogni vantaggio su di noi nel raccontare la propria storia. Hanno beneficiato dell’educazione in grado tanto più alto; sono le loro mani che hanno usato la penna. No, non ammetto che i libri provino qualcosa.” che non penso abbia bisogno di commenti.
Prossimamente mi cerco uno dei, due o tre, film tratti dal libro e me lo guardo.
Personalmente, le storie d’amore non sono proprio il mio genere… e se non fosse per questo, probabilmente mi sarei goduto di più il libro. Per il resto, ho adorato lo stile di scrittura della Austen: raffinato, ironico e al tempo stesso profondamente lucido nell’osservare la società del suo tempo. In diversi passaggi, critica con sottile ironia le convenzioni sociali, l’ipocrisia dei comportamenti e i limiti imposti alle donne nella società inglese. Ma ciò che mi ha davvero spinto a proseguire la lettura, nonostante il romanzo non sia dei più brevi, è stata la sua prosa elegante, ricca di periodi ben costruiti.
Nell’edizione che ho letto era incluso anche il primo finale, poi scartato da Jane Austen in favore di quello definitivo, riscritto in due nuovi capitoli. A conti fatti, la scelta finale si rivela decisamente la migliore.
In definitiva, ho apprezzato la lettura del libro soprattutto per il piacere di lasciarmi cullare dalle parole dell’autrice.
lo dichiaro subito: sono una austeniana convita e mai me ne pentirò! Ho letto (e riletto) tutto quanto prodotto - ahimé troppo poco.
Persuasione non è il mio preferito ma ha un suo fascino legato al momento in cui è stato scritto, in età matura, tanto che è stato pubblicato postumo senza che la stessa scrittrice potesse vedere e rivedere e affinare e cesellare tutto il libro, come era solita fare.
Non riesco ad essere imparziale perché trovo che Jane sia una scrittrice meravigliosa: elegante, ironica, profonda, sarcastica, profondamente analitica e critica anche senza renderlo esplicito.
E’ vissuta addentro ad una società per cui le donne non avessero altro scopo che fare un buon matrimonio per poter sopravvivere. Tutto il resto erano orpelli insignificanti. Ma la sua mente andava oltre alle gabbie imposte e nei suoi scritti si legge con crudele e al contempo deliziosa chiarezza quello che significava vivere nell’inghilterra dell’ottocento. Lunghe e noiosamente infinite giornate scandite da pochi, pochissimi svaghi, che per le donne erano ancora meno che per gli uomini.
La cosa che mi fa impazzire dei suoi libri sono i personaggi, trovo che sia tra i pochi autori che io abbia letto capaci di rendere con pochi tratti le caratteristiche salienti dei personaggi, che sono un po’ macchiette ma rappresentano appieno uomini e donne che certamente ha conosciuto lei stessa nella sua vita. Non sono forzati, non da giudizio, se ne astiene, ma si capisce leggendo quale sia il suo pensiero riguardo alla maggior parte della gente che la circonda e di cui riempie i suoi libri. E’ democratica, analogamente perfida sia con gli uomini che con le donne, pur comunque parteggiando per il “sesso debole” avendolo vissuto sulla sua pelle.
Citando sparso dal libro, alcune descrizioni fatte in poche righe riescono a rendere tutto del personaggio che ci sta presentando.
Il padre sciocco e biorioso “la vanità era tutto nel carattere di sir walter elliot, il principio e la fine; e la vanità riguarda la sua persona e la sua posizione sociale […] Considerava il dono della bellezza solo inferiore a quello del titolo di baronetto; e il sir walter elliot, che univa in se questi privilegi, era per lui oggetto della più ardente devozione e del più sentito rispetto”
le due sorelle pronte a darsi in spose " da una scuola di exeter si erano portate tutto il consueto bagaglio di doti e virtù e ora, come migliaia di altre signorine, vivevano per essere alla moda, felici e contente"
il figlio morto in marina dei musgrove (analisi lucida, perfida, sarcastica, una meraviglia!) “i musgrove avevano avuto la sfortuna di avere per figlio un buono a nulla, assolutamente irrecuperabile, e avevano avuto la fortuna di perderlo prima che arrivasse ai vent’anni […] non aveva mai fatto nulla che gli desse diritto a qualcosa di più dell’abbreviazione del suo nome, da vivo e da morto”
Ecco adesso mi fermo ma direi che si è capito. Più che la storia in se, che alla fine è una storia d’amore (per quanto anomala, poiché una donna di 27 anni mai stata sposata era considerata certamente una vecchia irrecuperabile), quello che conta per me del libro sono le persone e gli avvenimenti che le legano, come si comportano e come sanno essere profondamente stupidi.
Mi chiedo spesso se fosse vissuta più a lungo, se fosse vissuta in altra epoca, se fosse. Chissà! Credo che come lei ce ne siano poche che sappiano descrivere in maniera così profonda e contemporaneamente superficiale.
Un’altra grande scrittrice, Virginia Wolf, disse di lei che era in grado di descrivere una notte bellissima senza nominare una volta la luna.
Ecco, questo è: non scontata, non banale, pur narrando di banalità
Davvero bella questa citazione, trovo che colga perfettamente l’essenza della sua scrittura
Quando leggo citazioni del genere mi viene subito voglia di cestinare le cose che provo a scrivere, mannaggia alle grandi scrittrici e ai grandi scrittori Grazie per averla condivisa.
Mi associo a quello che ha scritto @Ossimorosa pur non essendo io una sfegatata fan si Austen. È chiaro che il suo modo di scrivere appartiene a un’altra epoca, con le descrizioni piene di dettagli e l’utilizzo della lingua a volte di sapore quasi rococò. Però le sue critiche feroci alle debolezze della società in cui vive, che quasi si mimetizzano nella storia d’amore, espresse con lucidità e caustica ironia, risultano per me deliziose, valgono tutta la lettura. Trovo che lei sia un personaggio veramente avanti per il suo tempo, una donna che decide di fare di quello che per le sue contemporanee è definito come un hobby innocuo, il suo lavoro. Stava avanti, la consapevolezza del suo status e del suo ruolo viene riversata direttamente nelle sue opere. E niente, a me piace, nonostante trovi il suo stile lontano da quello che in genere mi piace leggere. Vale sempre la pena.
Sì concordo, hai carpito quella che secondo me è la sua caratteristica fondamentale. È stata una fantastica osservatrice del suo piccolo mondo, e quel piccolo mondo è riuscita a renderlo universale. Per questo la trovo ancora molto attuale