Forse ho capito male io: la prenotazione del tagliando rosa viene fatta solo dalle donne e gli uomini accettano o rifiutano.
Sbaglio?
A me sembra di ricordare che la prenotazione del tagliando rosa poteva essere effettuata sia dalle donne che dagli uomini… perlomeno non è che ci sia scritto ma da come si svolgono gli eventi mi sembrava di aver capito così
Sembrava anche a me, ma magari ho capito male
Viene fatta da entrambi:
“circa 300 anni fa venne promulgata la nostra epocale Lex sexualis «Ogni alfanumero ha il diritto di godere di ogni altro alfanumero in quanto bene sessuale di consumo»…” (Appunto 5)
Grazie (non ho più il libro sottomano perché ho dovuto riconsegnarlo in biblioteca)
Però è solo un caso che si chiamino immaginari, Gauss (che morì a metà dell’ottocento) la chiamava unità laterale, quindi usava poi definirli numeri laterali. Ci sono anche diversi gruppi di matematici odierni che usano questa nomenclatura.
Inoltre i non è irrazionale, i numeri irrazionali sono numeri reali che non posso essere espressi come frazione. i non sta sulla retta che possiamo usare per descrivere i numeri reali.
Dopo aver discusso con @pepsy in realtà mi sono reso conto che l’uso che viene fatto della matematica è altamente simbolico, cioè ovviamente risente del positivismo di quegli anni. I matematici erano super gasati in quel periodo, Gödel arrivò solo nel 1930 col suo teorema dell’incompletezza…
Comunque essendo i nomi dei personaggi principali presi dalle specifiche del rompighiaccio preferito dall’autore, che progettò lui c’è il rischio che siamo noi ad attribuirgli un simbolismo che ci sta per carità… ma potrebbe essere che in realtà all’autore piacessero semplicemente quelle sigle: il rompighiaccio di cui fece la progettazione venne completato nel 1917, quindi prima della stesura del romanzo.
Hai ragione… mi ero fatto prendere dalla foga matematica.
L’autore cita il numero irrazionale in "Quella donna mi faceva lo stesso sgradevole effetto di un membro irrazionale irriducibile che si insinui casualmente in un’equazione.”
Ero però stato tratto in inganno quando narra un episodio di quando andava a scuola: “È come tanto tempo fa, negli anni di scuola, quando mi ero imbattuto in una √-1. […] Una volta Gracchio ci aveva parlato dei numeri irrazionali: ricordo che piangevo, battevo i pugni sul tavolo strillando: «Non voglio la √-1! Toglietemi di dosso la √-1!». Questa radice irrazionale mi attecchì dentro come qualcosa di estraneo, di alieno, di terribile; mi divorava: non era possibile vagliarla, neutralizzarla, perché era fuori della ratio.”
Come hai ben detto tu la radice quadrata di -1 non è nemmeno un numero reale, è un numero complesso convenzionalmente chiamato “i” o unità immaginaria.
E poi, pensandoci bene, in russo irrazionale non credo si scriva con la I (forse иррациональный ) e neanche immaginario (forse мнимый).
Anche a me è piaciuto molto questo utilizzo dello stile!
Mi unisco a chi ringraziava il gruppo, grazie per avermi fatto apprezzare questo romanzo meglio di quanto avessi potuto fare da solo!
Anche io ringrazio chi lo ha scelto, e sono anche felice che questo piccolo book club sia così attivo, ogni nuovo libro le discussioni sono sempre più interessanti e stimolanti
Ma voi Ve li siete immaginati gli edifici tutti trasparenti? L’immagine è potente, mi ha fatto venire in mente diverse case di design fatte tutte in pannellature trasparenti. Ma si parla appunto di edifici più sperimentale che funzionali. L’autore non si dilunga molto nella descrizione, saranno in vetro immagino dato che non era praticamente in uso la plastica. Forse volutamente l’autore omette descrizioni approfondite perché non sa come spiegare la tecnologia applicata.
Altra cosa che mi sono chiesta è se ognuno decide di fare un lavoro oppure gli viene assegnato in funzione delle caratteristiche che evidenzia
Domande più che legittime. Per la trasparenza qualcosa abbiamo anche oggi, i vari uffici open space e similari, per un edifico con pareti esterne di vetro mi permetto di avere qualche dubbio che siano funzionali, ma non sono un ingegnere. Per quanto riguarda l’assegnazione del lavoro credo che già nei primi anni del XX secolo si era posto il problema e c’era chi vedeva di buon occhio un processo di assegnazione del lavoro gestito centralmente dallo Stato e chi invece sosteneva la libera scelta, che poi tanto libera non è mai. Penso che in “Noi” ci sia molto della pianificazione sovietica e quindi i lavori probabilmente venivano assegnati. Quello che l’autore non poteva sapere è che anche in società non “comuniste” il vezzo di credere che sia possibile in modo scientifico indirizzare una persona verso un particolare lavoro non è sconosciuto. Si veda “L’avvento della meritocrazia” (1958) di Michael Young, quello che ha inventato la parola meritocrazia, casualmente si tratta di un romanzo distopico ambientato nel 2033 (ci siamo quasi, dai) nel quale le persone vengono collocate nella scala sociale a seconda del “merito”. Una delle cose interessanti è che il romanzo è contro la meritocrazia mentre oggi quel termine viene usato (erroneamente, secondo me) in senso positivo. Ma questa è un’altra storia.
Altra cosa che mi è saltata all’occhio è che mi sembra che, contrariamente a 1984, non c’è stata nell’incubo descritto su “Noi” una riscrittura della soria passata anzi questa viene presa a esempio di come le cose siano migliorate. Il che dimostra che le cose, avendone il potere, si possono manipolare in molti modi.
A me il libro è piaciuto anche se non subito. Devo ammettere che all’inizio ho avuto qualche difficoltà, ma sicuro data dalla mia refrattarietà al genere diario. Anzi, credo che questo sia il primo libro che riesco a finire ad avere tale forma.
Purtroppo ho letto pochi libri distopici, e questo lo vedo molto con gli occhi di 1984. Cercando di togliere questa impressione al contrario, a mio avviso ha moltissimi punti che possono essere approfonditi, come l’utilizzo della matematica, l’architettura che non fa altro che tradurre in modo pratico il “non avere niente da nascondere”, il senso del tempo e dei rapporti tra le varie Unità. Due cose però mi hanno colpito, la prima è il rapporto con il caos naturale, relegata dietro un muro la natura fa il suo corso, si evolve e modifica, cosa che invece non avviene dall’altra parte. La sorpresa di vedere stormi di uccelli volare rende tantissimo da questo punto di vista, è come se le Unità, che si proclamano libere, fossero messe di fronte alla libertà invece naturale, che segue regole che loro non accettano e che pertanto generano disagio e indignazione.
Poi c’è la questione della fantasia. Volontariamente si sottopongono a una specie di lobotomia perché, senza questo tarlo che è l’anima, possano riuscire a essere finalmente liberi da anche solo la possibilità di avere un pensiero che non sia quello dello Sato Unico.
Come molti di voi hanno scritto, ci sono molti brani dei vari dialoghi notevoli, come quello del chiedere “e poi?”. Questo apre una riflessione sul concetto di futuro, dato che è una domanda che presuppone una previsione di qualche genere e una eventuale spiegazione delle possibilità dei fatti. Cosa di cui non ci sarebbe la necessità se ci si abbandonasse al flusso di vita programmato dallo Stato Unico.
Chiarissimi tutti i riferimenti politici di cui altri hanno già parlato.
Sì. Per me questa è l’immagine più potente a livello visuale. Mi sono immaginata ste vie fatte di palazzi che però sono formati da registri di appartamenti uno sopra l’altro totalmente trasparenti, mi sono immaginata camminare in quelle strade e guardare dentro dalla strada. Come pesci in un acquario tutta la loro esistenza è alla portata degli occhi di chiunque, tranne quando si accoppiano, rituale del resto talmente codificato che potrebbero farlo anche a tende aperte. A questo proposito, le tende che si abbassano simboleggiano il voler nascondere l’unica parte che effettivamente rende le Unità ancora umane, cioè il sesso. La parte animale va celata dietro una cortina, si sa ciò che sta accadendo ma non si deve vedere, un po’ come le mani pelose del protagonista, retaggio delle sue origini primitive e naturali, e di cui si vergogna. Tanto che, quando scoppia il caos, a un certo punto parli di Unità che si accoppavano in ogni dove, se non sbaglio.
Sì anche io vedo poco funzionale il vetro ma immagino l’autore non avesse molti altri materiali a cui pensare e pertanto volutamente omette, tanto in un lontanissimo futuro qualcosa si saranno sicuramente inventati senza che ce lo scriva proprio lui.
Mi segno il titolo che citi, non conosco. Grazie!
Posso solo riportarvi l’esperienza per averci lavorato in un open space, come dici tu non sono funzionali (ci sono anche studi a riguardo ma in questo momento non posso cercarli). Quello che avviene è che comunque anche tra persone estremamente educate ci sarà sempre troppo rumore di fondo che ti costringerà, come accadde a me e tutti i miei colleghi, di comprarti delle cuffe sovrauricolari (perché le avresti tenute tutto il giorno) e avere della musica di sottofondo.
Usavo spesso la colonna sonora de “L’isola dei cani” di Wes Anderson nei momenti in cui mi serviva la massima concentrazione: molte tracce sono con dei tamburi.
Ho avuto la stessa esperienza io: open space con oltre 100 persone di gruppo diversi, sale riunioni con i vetri trasparenti, colleghi che fanno call in viva voce… le cuffie con cancellazione del rumore è stata la prima cosa che ho comprato. Anni addietro, quegli stessi spazio erano occupate da piccole stanze per 3-4 persone ciascuna… e da qui si capisce che l’innovazione spesso non porta benefici ma solo una patina di futuro immaginato che non è mai quanto è effettivamente necessario.
Pensieri a notte fonda. E se esistesse una operazione per rimuovere dal cervello gli istinti violenti?
Hmmm mi ricorda tanto la cura Ludovico di Arancia Meccanica
Da me le matricole sono progressive
Pensi che si riferisca sempre a se stesso il D-503 conforme, costruttore dell’integrale e il D-503 selvatico